martedì 25 luglio 2017

RESIDENT EVIL: RICOSTRUIRE DALLE CENERI





E’ notizia di qualche settimana fa che James Wan, regista sceneggiatore e produttore che ha collezionato successi principalmente nel genere horror, è stato scelto dalla Constantin Film come figura di riferimento per il reboot totale della saga cinematografica di Resident Evil.
Ora, chi mi conosce o abbia mai avuto modo di leggere qualcosa scritto dal sottoscritto sa benissimo quanto sia profondamente contrario al concetto stesso di reboot, ma se voleste proseguire con la lettura vi spiegherò comunque perché, nonostante questa mia ferma presa di posizione in merito, a mio discutibilissimo parere il reboot di
Resident Evil sarebbe una FOTTUTISSIMA MANNA DAL CIELO.


Qui in veste di produttore e capo progetto, il regista e sceneggiatore malese che ci ha positivamente schifato e terrorizzato in tutti questi anni con pellicole seminali del genere quali il primo
Saw, Insidious e L'evocazione (oltre che col buon Dead Silence) è stato scelto con cognizione di causa: in primis per il suo enorme background nel campo dell’horror, terreno sul quale ha saputo innovare e sperimentare sia nella costruzione della tensione sia per la capacità di saper gestire buoni intrecci di trama, in secondo luogo per la sua duttilità e capacità di adattamento nei confronti di generi diversi.
Etichettato dagli esordi come regista horror, Wan ha saputo reinventarsi nell’ambiente del cinema action con il settimo capitolo del franchise più remunerativo della Universal (
Fast & Furious, ovviamente) e sta per approdare nel mondo dei cinecomics con la regia di Acquaman per la Warner/DC, ergo è un giovane con le idee chiare e le capacità per poter reggere un progetto di tale peso facendo leva sui punti cardine che ne hanno decretato il successo in campo videoludico.
Quali?




Era il 1996 quando il primo
Resident Evil entrò nelle console di tutto il mondo rivoluzionando un genere e gettando le basi per l’intero mondo videoludico.
Il franchise di Capcom è oggi molto diverso da allora, è mutato più volte per seguire le richieste di mercato e utenti, e in più di un’occasione ha toppato alla grande sfornando titoli pessimi (
Resident Evil 6), improponibili (Outbreak, Dead Aim) e amenità varie ed eventuali. E per carità, ci sta.
L’ultimo titolo uscito (
Resident Evil 7), ennesimo stravolgimento del concetto alla base della saga, si proponeva come il tanto richiesto ritorno alle origini dopo anni di shooter in terza persona sempre più assurdi ed esagerati, andando a pompare a mille l’atmosfera e l’angoscia tipici della serie, eliminandone però gli amatissimi protagonisti e, cosa anche peggiore, gli avversari più iconici e identificativi del brand: gli zombi.
Il fanta/horror videoludico per eccellenza è oggi una trasposizione videoludica di
Non Aprite Quella Porta con una storia banalotta presa di peso dai vari Silent Hill e Outcast, perdendo qualsiasi pretesa di referenzialità e continuity, diventando di fatto una bestia diversa.
I giocatori però pare non abbiano gradito, in campo videoludico 3,5 milioni di copie vendute per titoli di tale portata non sono granché (basti pensare che
Resident Evil 5, uno dei capitoli più criticati, andò ben oltre i 7), cambiamento e miglioramento infatti non sempre sono sinonimi, e forse ripartire da zero con la saga cinematografica potrebbe ridare ai fan storici quello che hanno sempre chiesto a gran voce: il tanto atteso ritorno alle origini che in fin dei conti non è mai arrivato.



Si può affermare che il primo film di Paul W.S. Anderson (2002), pur discostandosi parecchio dalla continuity videoludica, fosse il film spiritualmente più fedele al primo capolavoro di Shinji Mikami.
Da quel momento in poi la virata action ha praticamente reso le pellicole con Milla Jovovich una sequela interminabile di piroette, roba che esplode, zombie digitali fatti malissimo, superpoteri random, sparatorie fintissime, personaggi buttati nella mischia alla cazzo di cane senza un minimo di background e dimenticati un attimo dopo e tanta CGI.
Tanta, pessima CGI utile solo a creare un distacco incolmabile tra lo spettatore e la sua già provatissima sospensione dell’incredulità.
Dal mio punto di vista è assolutamente necessario tornare all’origine: la Villa sperduta sulle montagne Arklay, le squadre Alpha e Bravo della S.T.A.R.S. di Raccoon City, poche armi e munizioni disponibili, un’ambientazione angosciante capace di creare un continuo clima di tensione, zombi e B.O.W. pronti a provocarci infarti, una colonna sonora da sincope e, ovviamente, l’Umbrella Corporation.
Resident Evil deve puntare a terrorizzarci, deve giocare con luci ed ombre, metterci ansia ogni volta che un personaggio gira un angolo, basta cazzate, basta azione in slow motion, basta personaggi scritti coi piedi e soprattutto…


Come detto, il primo film dava ancora una parvenza di fedeltà al materiale originale, Alice non era una supereroina, era una persona normale (per quanto addestrata) che lottava per sopravvivere come e meglio di tutti gli altri, ma la trovata del cazzo era dietro l'angolo: infettarla per donarle superpoteri (?!).
Da quel momento è stata una discesa pindalica nel ridicolo spinto, con una protagonista che faceva robe con la moto che neanche il freestyle motocross e correva sulle pareti, fino ad arrivare alla pirocinesi, alle onde d’urto, al berserk, ai cloni… ResiDragon BallEvil! Ma che è?!
Come potrebbe mai spaventarmi un film così? Cosa ce ne frega se un esercito di zombi attacca un personaggio se questo può incenerirli con un rutto?
Tutti vogliamo una protagonista femminile forte e cazzuta che salva il mondo, ma c’è modo e modo:
a un personaggio normale con delle debolezze posso affezionarmi, non ad a un maledetto Superman vestito da battona!
Che poi, se proprio, per vedere una tizia che si veste da idiota e fa numeri da circo ci sono già le Settimane della Moda, non serve un film, e di sicuro quel film non dev’essere
Resident Evil.


Bell’eroina di sta ceppa poi, questa Alice, a maggior ragione dopo le varie Jill Valentine e Claire Redfield che si sono succedute da una console all'altra...
Voglio dire, possiamo considerare
un’eroina la tizia che, in quanto protagonista nonché totale impedita, permette alla razza umana di ESTINGUERSI?! No, non si può.
La serie sembra gestita da uno schizofrenico grave: in
Apocalypse Raccoon City viene nuclearizzata per contenere l’epidemia, la cosa sembra riuscire, ma in Extinction (senza preoccuparsi di fare il minimo collegamento) il mondo è un fottuto deserto e la popolazione mondiale sterminata dal virus, tutti morti; solo che poi c’è Afterlife, con i suoi milioni di dipendenti Umbrella ancora vivi e le sue metropoli belle pulite; poi arriva Retribution dove il cattivone supremo sta ancora perfezionando il virus per venderlo al miglior offerente…ma A CHI se sono già morti tutti?!
La serie cinematografica di Anderson è stata uno stupro continuo, oltre che della saga videoludica e del buongusto, anche del basilare concetto di “causa-effetto”, proseguendo inesorabilmente verso il basso dimenticandosi protagonisti e comprimari tra un capitolo e l’altro senza un minimo filo logico.

Insomma, queste sono solo cinque delle innumerevoli e validissime ragioni per sperare che, dal maestoso materiale di partenza, James Wan possa tirare fuori da questo reboot qualcosa di epico, coinvolgente, terrificante ed esaltante, e non una ridicola vaccata messa in piedi per far lavorare la moglie del regista.
Perché, ribadiamolo, tutti amiamo la protagonista cazzuta, forte, capace di tenere testa a qualsiasi avversità e salvare la buccia (e il mondo) all’ultimo secondo, ma Alice e cartonati di contorno (tranne forse la Jill Valentine di Sienna Miller) se li sono già dimenticati tutti nonostante 6 film all’attivo, e pure giustamente.




E' necessario ripartire dalle basi, ricominciare da zero uno, dal primo capitolo di questa storica saga videoludica, tornando a personaggi d'impatto, enigmi mortali, sopravvivenza in condizioni estreme, agli zombi romeriani, al pericolo dietro ogni angolo, agli effetti speciali analogici di Nicotero e Savini, alla paura...magari stavolta usando pure due dita di testa.
E voi avete amato la saga? Come la fareste ripartire?
Per quanto mi riguarda, io non ho dubbi:




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