venerdì 13 settembre 2013

RECENSIONI A RAFFICA: ELYSIUM / RIDDICK / IN TRANCE

C’è questa cosa strana, che poco prima di andare a vedere un film mi dico “stavolta non fare il solito liscone, vai a vederti il film, poi torni a casa a mezzanotte/l’una bello fresco, ti metti a letto col tuo bel mac e butti giù una rece veloce, così domani la sbatti sul blog e via andare” poi però non succede mai.
Perché torni a casa e hai già un sonno bestia addosso, che non hai più un’età e se ce l’hai comunque è quella sbagliata, la cassapanca di popcorn che ti sei preso al concorrenzialissio prezzo di un rene ha fatto reazione con il litro di coca per un effetto spugna devastante, roba che il Rag. Fantozzi coi suoi mille litri di Perrier risulta un patetico dilettante, e quindi?
E quindi niente, finisci in due secondi netti con un’espressione da Cristo morente, il corpo in modalità ragdoll svaccato in maniera imbarazzante sul letto e un portatile in precario equilibrio sulle gambe per l’intera nottata.
Brutte scene, bei momenti.
Tornando a noi, non avendolo fatto prima, e volendo tener fede a questo patto fatto con me stesso medesimo che un film = una rece, recupero gli ultimi 3 visti nell’ultima settimana e ve li tiro così brutalmente sui denti. Inside, ZONE SPOILER per chi c’ha il vizio.

ELYSIUM
2154: stranamente il mondo è andato a puttane, di nuovo, ancora. Continuo a trovare la cosa ripetitiva, ma pur sempre l’unico futuro prevedibilmente realistico, visto come vanno le cose. Sono un ottimista, non posso farci nulla.
Mentre i ricconi, i potenti e fondamentalmente gli stronzi che non hanno nulla da fare tutto il giorno se non bere the seduti al bar stanno su una stratosferica stazione spaziale a forma di logo Mercedes, la Terra è una baraccopoli unica, gli abusi edilizi non si contano più, un imprenditore è riuscito a costruire Milano455, la popolazione vive di stenti, la criminalità è parte del nuovo stile di vita comune, la desertificazione ha ricolorato il planisfero di un bel “marroncino terra arida”, da un momento all’altro ti aspetti che dall’orizzonte arrivi Ken il Guerriero a prendere a cedri tutti quanti.
E invece ti compare Matt Damon, e capisci già che piega prenderà il film.
Perché il vecchio Matt (rasato e inquartato palestrato al punto giusto) è un piccolo ex delinquente che tira a campare come tutti, con un passato segnato da discorsoni flagellanti con le suore fatti sempre e solo su altalene, che suo malgrado ha “eroe del popolo” marchiato a fuoco sulla fronte alta fin dalla prima inquadratura.



La vicenda prende talmente tante pieghe diverse e intacca (senza mai affondare davvero il coltello) tante tematiche che non si capisce se Neill Blomkamp, regista dell’apprezzatissimo District 9, si sia sforzato d’infilarcele o semplicemente non sapeva come mantenere quest’aura di finto realismo che caratterizza il suo modo di fare cinema.

[SPOILER ZONE]
Anche perché è inutile avanzare pretese di realismo quando riempi ogni sequenza di minchiate: il lanciamissili terra-aria-spazio è qualcosa di incredibile anche per un film SCI-FI; l’armatura/esoscheletro che piazzano addosso al protagonista moribondo sarebbe anche una figata, soprattutto quando te la presentano dicendo “può schiaccare la testa di un robot con un pugno”, peccato solo che non ci siano protezioni per le mani: pugni a mano nuda su acciaio temperato, una frattura dopo l’altra che è un piacere; tutto il finale poi sembra un enorme presa per il culo: ok che le macchine rigeneratrici guariscono anche le ferite più profonde, ma cristo, quel povero derelitto del villain non aveva più la faccia! Era lì a cervello aperto, e questi me lo tirano in piedi più in forma di prima! Senza contare che il computer di queste macchine del cacchio leggono solo il pratico codice marchiato a fuoco addosso a te, sennò nisba, niente cure, ma magicamente quando si tolgono i blocchi PUF! può entrare chiunque, senza codice, e aleeee le macchine sanno pure il tuo codice fiscale, cura per tutti, avanti un altro! Ma poi, ti aspetti un duello cervello/muscoli tra Damon e Nonna Jodie Foster, e invece?... 



"Sto venendo a darti la paghetta, giovine...e non ti piacerà"
e invece lo sgherro con manie di grandezza mi accoppa la persona più importante del mondo con un cazzo di vetro rotto e ciao duello, si risolve a cazzotti.
Senza contare che la soluzione del virus informatico che dà il potere di controllo praticamente a chiunque lo possieda ha un sapore e un retrogusto da botto-libera-tutti che non sta né in cielo né in terra (desertica).
[FINE SFOGO SPOILER]

Un film che sinceramente aspettavo, non con l’hype di un Rush o di un Avengers 2, ma cazzo da uno che ti ha tirato fuori quella chicca di District 9 ti aspetti qualcosa di davvero buono, lo stile da docufiction portato all’estremo, ti aspetti contenuti  e che questi vengano portati avanti con criterio e coerenza, e invece?
E invece l’entertainment ha vinto (si fa per dire) sulla qualità, o almeno ha alzato la voce coprendo quel che di buono poteva esserci, lasciando nell’aria solo un odore pesante di WTF?! e tante belle intenzioni ancora boxate sulla mensola, che non sia mai perdano valore una volta tirate fuori dalla confezione.


PER QUANTO RIGUARDA IL SOTTOSCRITTO

VOTO: 5  -  Un film che butta al macero idee valide e cede alla spettacolarizzazione insensata di un fanta-action qualsiasi, con un inaspettato livello 8 sull’indice WTF?! che, sapendo a monte chi è Neill Blomkamp e avendo apprezzato District 9, fa ancora più male
SCENA CLOU: L’operazione chirurgica e l’installazione dell’esoscheletro: peccato sia la sola cosa esaltante
CONSIGLIATO:
- Si, se vi è piaciuto Oblivion: questo è suo fratello, quello problematico
- No, se amate la fantascienza come genere e non come solo pretesto per far casino




RIDDICK
Semplice, pulito, diretto. Sto parlando del titolo, ovviamente.
Riddick è sicuramente un personaggio che colpisce, in tutti i sensi. La presenza scenica di questo anti-eroe interplanetario con gli occhi a visione notturna e i doppi menti di Vin Diesel è effettivamente importante, già dalle prime battute diPitch Black capisci che è uno tosto, il Riddick, cazzo c’è da stare attenti: un assassino, catturato a fatica, in attesa di condanna a vita, capace nonostante tutto di fare il figo da podio assoluto della situazione e fregare comunque tutti, è da tenere in considerazione.
Vorrei poterlo dire anche del personaggio visto in questo terzo episodio, ma anche da fan, non posso.
Non posso per dovere di cronaca, ma non posso nemmeno per l’affetto che provo per il Riddick che ho imparato ad amare proprio in Pitch Black, ma anche in quel flop galattico chiamato The Chronicles of Riddick (che a me comunque piacque, anche solo per il suo modo genuino di essere ignorante e fiero di esserlo, come Pozzetto ragazzo di campagna in quel della Milano bene), e questo dovrebbe farvi capire quanto questo terzo capitolo sia paragonabile ad un rigore tirato sul terzo anello, tra l’altro con portiere ubriaco accasciato in un angolo della porta.

Come ti smonto Batista
Perché il secondo film sarà pure stato un flop al botteghino, ma se c’era una cosa che teneva su tutta la baracca era proprio lui, un protagonista cazzuto, irriverente, sborone e tamarro ma che giocava di potenza e restava sempre fedele al personaggio, pur crescendo, in ogni situazione.
E visto che il primo aveva funzionato alla grande nella sua semplicità, e che il principale difetto del secondo è stato proprio espanderne a dismisura la mitologia, trasformandolo in un kolossal e cambiando totalmente genere, ecco che David Twohy e Vin Diesel decidono di tornare alle origini del film low budget e realizzare quello che, più che un seguito, puzza di remake lontano mezza galassia.
Il difetto principale di questo Riddick è quell’evidente tentativo di mettere in salvo il culo e giocare su un campo dove aveva già vinto e convinto col primo, eliminando con una mossa kansas city (venuta male) tutto quel che si era tentato di fare col secondo, e tornando alle origini “a una qualche maniera”.
Parte così una prima mezz’ora di film muto, con Riddick gravemente ferito e abbandonato su un altro pianeta disabitato (ma ovviamente ingolfato di fauna locale, tra mostrilli velenosi vari e dingo-iene feroci) intento a riappropriarsi della propria bestialità, per poi verso i primi sbadigli e i primi “ommaccheppalle io vado a casa” tornare finalmente se stesso, con l’arrivo dei mercenari intenti a dargli la caccia, che si troveranno volenti o nolenti e nolenti a collaborare per scappare dal pianeta.

La carne da cannone
Qui in realtà non c’è nulla da spoilerare, soprattutto per chi ha già visto il primo film: la storia delle batterie sembra un modo per allungare il brodo, i mercenari sono la solita carne da cannone, fatta eccezione per Katee Sackhoff che le si vuol bene solo perché è STARBUCK!, le battute sono ridotte all’osso e il mordente di Riddick scende inesorabilmente anche a causa del ritmo decisamente lento e dell’ovvia sensazione di “già visto, grazie” che permea l’intera pellicola.
Il finale per famiglie Disney poi è quanto di più bestemmiatico potevano tirar fuori. Fanculo.

PER QUANTO RIGUARDA IL SOTTOSCRITTO
VOTO: 5 ½  -  Riddick, da stronzo e perfetto antieroe qual’era, diventa lo zio scorbutico ma buono che tutti vorrebbero avere accanto su un pianeta popolato da mostri. Vin Diesel è ora pronto per entrare alla Marvel/Disney dalla porta principale.
SCENA CLOU: Tutte quelle in cui Riddick gioca al gatto col topo con la carne da cannone
CONSIGLIATO?
- Si, se siete fan della saga e volete vedere come va a finire (?)
- No, se siete fan della saga e volete continuare ad averne un bel ricordo





IN TRANCE
E qui sono già nei casini.
Perché come faccio a parlarvi di In Trance di Danny Boyle senza sputtanare suspance/situazioni/colpi di scena e quant’altro?
Vediamo cosa posso dirvi… sicuramente che In Trance è un film a incastro.
In Trance è un esercizio di stile, un po’ come il Memento di Christopher Nolan, solo giocato in maniera diversa: il film apre con la sequenza cardine di tutto il film, con questo James McAvoy (dio se è bravo ‘sto gggiovane Professor X) che mi lavora in una casa d’aste, e durante la vendita di un quadro di Goya scatta la rapina viulenta, durante la quale il nostro protagonista (ma siamo sicuri sia davvero lui?) nasconde il quadro, rimediando però una botta in testa e un’amnesia colossale, che gli impedisce di ricordare il nascondiglio dell’opera.


I rapinatori non mollano, che insomma ‘sto quadro lo vogliono di brutto, e dopo aver torturato il povero McAvoy senza averne cavato un ragno dal buco pensano bene di mandarlo da una ipnoterapista per fargli recuperare i ricordi, ma durante la cura molti terribili segreti e ricordi sepolti vedranno la luce…
Ecco tutto ruota attorno alla sequenza di avvenimenti iniziale che si scoprirà poi, durante tutto il corso del film,  ben più articolata e ricca di elementi di quanto ci sia stata presentata, e qui sta un po’ l’ago della bilancia che ha diviso pubblico e critica.
L’espediente dell’amnesia, spesso utilizzato per mancanza d’idee in un trilione di film (e videogiochi) qui serve da base sulla quale costruire il gioco a incastro, al quale vengono costantemente aggiunti elementi inizialmente appena accennati o addirittura nuovi, creando un continuo effetto di disorientamento che dal protagonista passa allo spettatore.


Assieme all’ottimo McAvoy abbiamo un grande Vincent Cassel (l’unico davvero capace di recitare in casa Bellucci) e una sorprendentemente brava Rosario Dawson (si, maniaci, compare in un nudo integrale,  mi auguro che non guardiate il film solo per quello), il tutto girato con la visione trasversale di Boyle, quell’ottica disorientante e malata che ci ha regalato, oltre Trainspotting, anche 28 Giorni Dopo e Sunshine (ma anche The Millionaire).
Perfetto quindi? No, ovviamente no, perché il giochetto del continuo aggiungere elementi portanti, prima nascosti, dopo diversi passaggi risulta un po’ fastidioso, anche se ammetto che è effettivamente divertente intuire che quel personaggio in realtà stia facendo proprio quello che pensi, ma lo fa per ragioni (e con esiti) che non sospetti e ti spiazza completamente, oppure vedere proprio l’intreccio aggrovigliarsi sempre di più da una parte mentre il mistero contemporaneamente si dipana dall’altra.
Va detto: il finale effettivo (fisico, violento, esasperato) svacca un po’ il tutto, e lo spiegone definitivo è ridondante.
Altro neo (che in realtà non lo è), come prima scelta per il personaggio interpretato da Vincent Cassel era stato scelto Michael Fassbender, che dovette rifiutare a causa dei molteplici impegni: una maledetta occasione persa, perché per quanto Cassel sia ottimo, McAvoy e Fassbender insieme li volevo proprio rivedere.
Toccherà aspettare X-Men: Giorni di un futuro passato.


PER QUANTO RIGUARDA IL SOTTOSCRITTO
VOTO: 7  -  Dramma violento a incastro che gioca con lo spettatore, visto con gli occhi di un protagonista ignaro di esserlo. Attori super.
SCENA CLOU: La lunga telefonata alienante tra la Dawson e un McAvoy allucinato (e armato)
CONSIGLIATO?
- Si, se vi piace Boyle, avete amato Memento e le troppe parentesi aperte non vi spaventano
- No, se preferite i film lineari e odiate gli spiegoni che vi rovinano il piacere di arrivarci sa soli


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